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Il 18 maggio 1911 Mahler muore a Vienna. Sulla sua lapide è inciso solo il nome: «chi mi conosce sa chi sono stato, gli altri non hanno bisogno di saperlo». Nonostante il desiderio di un funerale senza pompa, la presenza di centinaia di persone trasforma la cerimonia in un evento ai limiti della mondanità. Tra loro molte personalità a lui più vicine: Berg, Klimt, Walter, Webern, Zweig e altri, né mancano le delegazioni delle orchestre da lui dirette in Europa e negli USA. Quasi esattamente un anno prima sulla via del ritorno a Vienna da New York era a Parigi per dirigere la Sinfonia n. 2 e poi a Roma sul podio dell'Orchestra Sinfonica di Santa Cecilia. Rientrato a Vienna aveva ripreso il ritmo di sempre: la prima dell'Ottava, continue modifiche a partiture mai davvero finite, inizio di una Decima Sinfonia rimasta incompiuta, scoperta della relazione tra Alma e Gropius, colloquio con Freud e improvviso riacutizzarsi di un'infezione cardiaca e ormai incurabile. Questi gli avvenimenti dei quali si renderà conto nel volume, in un intreccio uomo-artista che avrebbe destabilizzato molti ma non Mahler, il quale non ha mai permesso agli accidenti della vita privata di condizionarne le sue attività artistiche, dando così ragione a Karl Jung per il quale il vero artista «non è altro che il suo lavoro e non un essere umano».